Tutti coloro che mi conosco sanno una cosa: la mia passione profonda per la bici, come sport e come mezzo di trasporto. C’è stato un momento della mia vita in cui mi sentivo più a mio agio in bici che camminando a piedi, una totale simbiosi che al momento vuoi per lo studio, vuoi per altri impegni è andata un po’ a perdersi.
Questa passione come in tanti sanno (ma non tutti) è esplosa a causa delle avventure di Pedalando Coast2Coast, ovvero quelle pazze pedalate di giorni e giorni, con il gruppo di amici più grande (e forse più folle?) nel quale mi sono mai ritrovato, quasi una seconda famiglia, per dimensioni, organizzazione e particolarità. Abbiamo attraversato la Basilicata, la Sardegna, la Calabria e la Puglia; siamo arrivati a partire da Labico per arrivare a Perugia per fare poi la Marcia della Pace con qualche piccolo spin-off, tipo quello con il quale in cinque siamo partiti, siamo andati in Friuli-Venezia Giulia e abbiamo scalato lo Zoncolan (quasi tutti…) detto il Kaiser, perché è la scalata più difficile d’Europa. La particolarità di questo tipo di avventure è stata molto spesso la difficoltà, non solo del percorso ma nella resistenza al caldo, al sole, alle lande desolate, ai pastori, i cani, i gregge, gli asini, i maialini selvatici, il caldo, il sole, le lande desolate … ah e le salite.
Bene se in fondo è con questa famiglia che ho scoperto la bicicletta nella sua completezza, la mia famiglia vera è quella che mi ha dato le basi. Anche se divorziati, anche se con tempo diversi. Infatti è stata mia madre ad insegnarmi ad andare in bici senza rotelle, giù ai Cerchi a Labico infatti mi sono fatto letteralmente le ossa. Conosco ogni centimetro del pavimento inferiore ed ogni mattone di quel muro nero, semplicemente perché ci finivo addosso come una pera cotta anche per evitare i ragazzi che in quei giorni si lanciavano proprio lì i gavettoni, per tutta risposta (ma più per incapacità) ogni tanto ne beccavo uno e cadevamo insieme. Mal comune mezzo gaudio. Seguono vari giri per i casali, la bicicletta rossa regalatami dai parenti che stanno su “al nord” ed un’altra bici blu, con la quale finii sotto al ponte del pantano, ultima volta in bicicletta prima del primo coast to coast. Nel mezzo c’è stata una bicicletta, Rossa tutta brillantinata che mi regalò e montò mio padre, quella bici che oggi i miei amici ciclisti non farebbero fatica a definire un “Cancello” ed io un “Termosifone con le ruote” date le indubbie caratteristiche di livello non eccelso, fu un fulmine a ciel sereno. Era una Ferri-Bike, ovvero una bicicletta venduta da quella catena in franchising che imperversava da queste parti fino a qualche anno fa, ho ancora una loro scarpiera dentro casa. Così con mio padre una volta la collaudammo insieme, dalla Stazione Vecchia di Valmontone fino quasi ad arrivare a Colleferro, su quella strada che oggi da quanto ne so porta direttamente all’outlet, ma ai tempi era terra di nessuno se non del sole che picchiava, dei pastori, delle pecore e di quel indimenticabile pastore maremmano. Così scopri le tante fatiche e le relative gioie dell’andare in bici che così tanto mi hanno cambiato nel tempo. Ah sì, nel ritorno a mio padre si incastrò la pasticca del freno (anteriore o posteriore? Non ricordo) e fu così che scoprii anche i problemi tecnici irrisolvibili nel bel mezzo del nulla. Tornammo a casa sì, ma con un continuo fischio che veniva dalla ruota della sua vecchia bici bianca.
Mio padre se n’è andato oramai da qualche giorno, il minimo che potessi fare era fissare in parole un bel ricordo di quelli che avevo con lui, uno dei pochi che si collega a chi sono oggi.
Perché non è stato un gran padre e non è stata una grande persona, ma qualcosa ha fatto ed è giusto ricordarla. Per farvi capire meglio vi lascio con le parole che mi hanno chiesto di leggere in Chiesa martedì. Riassumono la verità e quella è l’unica cosa che conta.
Oggi che siamo tutti qui riuniti per Fabio è giusto salutarlo nel modo migliore, per questo ringraziamo tutti voi che siete venuti qui, grazie di cuore.
Oggi non siamo qui per ricordare le cose giuste o sbagliate fatte da Fabio, perché siamo persone e tutte le persone sbagliano chi più chi meno. Oggi siamo qui per ricordare che Fabio era un figlio, un fratello, un padre ed uno zio e che di sicuro avrebbe voluto essere il migliore in ognuno di questi ruoli, in ognuna di queste occasioni. Forse non ci è riuscito sempre, ma questo non cancellerà mai le cose buone fatte, perché se oggi siamo qui e siamo tristi è solo perché Fabio non c’è più. Alla fine conta solo quello che c’è dentro e posso solo sperare che sia stato il più felice possibile nonostante tutto e che ora tu lo sia ancora di più, perché questo ci resta oltre al ricordo di tutti i momenti passati insieme e la tristezza perché non potremo averne più di migliori. Ciao papà.
Ti vogliamo bene Matteo….tua madre deve andare fiera di te, se devo essere sincera mi auguro che i mie figli da grandi siano in gamba come te…un abbraccio immenso
Grazie mille Fausta 🙂
Ciao Fausta, ti posso garantire che la mamma di Matteo (che poi sarei io) è orgogliosa e fiera di lui da più di 25 anni e continuerà ad esserlo!
Nunzia buongiorno..da mamma la invidio, un ragazzo come Matteo e’ sintomo di orgoglio…Complimenti!
Un abbraccio
Fausta
Matteo sei un animo nobile. L’ho capito subito, a me basta poco veramente poco per capire di che pasta sono fatte le persone.
Tu sei forte, onesto, determinato, semplice, schietto e mi fermo ma l’elenco potrebbe proseguire. Sono tutte tue doti.
Ho il piacere e soprattutto l’onore di annoverarti tra i miei compagni di viaggio. Sei la dimostrazione lampante che dai più giovani spesso si imparano tante cose.
La strada è lunga caro Matteo, a me piacerebbe farne tanta insieme: è raro incontrare gente sana, talmente raro che quando ti capita te la tieni stretta e la difendi con i denti così come faresti con… una bicicletta rossa.
#adelante
Grazie mille Andrea 🙂